Rispetto alle basi della psicoanalisi classica, la psicoanalisi transgenerazionale funziona con il principio di un inconscio che grava sul nostro spazio psichico personale dei traumi o conflitti affettivi che appartengono allo spazio psichico inconscio che condividiamo dei nostri antenati! Per dirla più semplicemente, è come se tutto ciò che i nostri antenati non potevano vivere e digerire pienamente, tornasse a perseguitarci.
E come funziona ?
Spesso i nostri antenati non sono stati in grado di trovare una parola accogliente e utile di fronte agli eventi dolorosi o addirittura traumatici che hanno vissuto: guerre, segreti, incesto, stupro, matrimoni forzati, epidemie, ma anche aborti spontanei, perdita di figli, angoscia, ecc.
In effetti, a questa epoca la cultura familiare non ha necessariamente accolto questi eventi come un vissuto difficile per l’individuo. Allora, hanno dovuto stringere i denti e continuare a vivere. Questi dolori sono stati inghiottiti, congelati e dimenticati dalla coscienza ma conservati nell’inconscio, dove sono rimasti attivi.
Queste ferite profondamente sepolte il cui significato è andato perduto saranno trasmesse ai discendenti sotto forma di silenzi, segreti, ripetizioni assurde o patologie incomprensibili.
La nozione de “fantasma”.
Sono tutte queste emozioni vissute senza essere state realmente sperimentate che la psicoanalisi transgenerazionale chiama ” fantasmi”, in riferimento al loro funzionamento spettrale. Più specificamente, questo “fantasma” si riferisce alla struttura psichica ed emotiva parassitaria, nata in uno o più antenati, poi portate e agite inconsciamente da un discendente.
Fu alla fine degli anni 1970 che questa nozione fu introdotta da Nicolas Abraham e Maria Török nel loro libro The Bark and the Core in cui presentano anche come funziona.
Secondo loro, i fantasmi segnalano la traccia che un segreto indicibile di uno o più antenati lascerebbe nel nostro inconscio e come questa traccia si manifesti in parole o azioni bizzarre, in sintomi fobici o ossessivi, come se proprio il discendente fosse perseguitato da qualcosa appartenente alle generazioni che lo hanno preceduto.
Più tardi, Anne Ancelin Schützenberger e Didier Dumas specificano come una ripetizione significativa in un albero genealogico testimoni la presenza di un tale “fantasma”.
Poi, dopo la dimensione di segreto che Nicolas Abraham aveva portato alla luce, la nozione si specifica con quella di non-detto ancestrale – soprattutto sulla sessualità e la morte – che Didier Dumas sviluppa.
Questa nuova nozione racchiude la segretezza, ma non si limita ad essa perché stigmatizza soprattutto l’assenza di elaborazione e di discorso su un evento vissuto in modo traumatico. Quindi, il fantasma transgenerazionale è inteso come una struttura psichica emotiva derivante da un trauma, cioé qualcosa che è stato vissuto ma non metabolizzato, né attraversato dalla persona nel momento in cui lo ha vissuto e che per questo, si é trasmesso alle generazioni successive.
Bruno Clavier parla di una “granata inesplosa” che viene trasmessa senza fare danni visibili fino a quando non esplode sotto forma di fenomeni patologici incomprensibili. Possiamo dare l’esempio di un genitore che non riesce a piangere suo figlio che puo manifestarsi sotto forma di tristezza inspiegabile o addirittura di depressione per uno dei suoi discendenti. Infatti, facilmente si perde la memoria cosciente del trauma ancestrale e rimane solo il vuoto psichico traumatico, solo una forma difensiva di insensibilità o di un malessere subito.